Sindrome metabolica: il legame tra alimentazione e salute - TGD

Sindrome metabolica: il legame tra alimentazione e salute

La sindrome metabolica è una patologia non trasmissibile che negli ultimi anni è sempre più diffusa. É correlata alla simultanea alterazione del metabolismo glucidico, dei valori di pressione arteriosa e a un eccesso di peso corporeo. Si tratta di un quadro clinico complesso e che è strettamente legato alle abitudini di vita.

Da quanto soffriamo di Sindrome Metabolica?

Negli ultimi decenni abbiamo assistito a una rapida evoluzione dell’industria alimentare e a un consistente avanzamento tecnologico. Tutto questo ha portato a tanti traguardi, ma soprattutto a tanta innovazione, anche nel mondo della patologia. Infatti, proprio l’aumento dell’uso dei mezzi di trasporto e del lavoro sedentario, così come il cambiamento delle abitudini alimentari, hanno avuto un impatto notevole sulla salute.

Sono aumentati il consumo di cibi ad alto contenuto calorico, specialmente derivante da zuccheri semplici e grassi. É diminuito invece il consumo di prodotti naturalmente integrali, come ad esempio cereali e legumi. Questo cambiamento si può riassumere nel concetto di “Dieta Occidentale”. Si tratta di un’alimentazione ricca di cibi grassi, di zuccheri semplici e povera di fibre e di micronutrienti preziosi per l’organismo. Si tratta di cibo gustoso, che fornisce tanta energia e che è veloce da consumare. La dieta Occidentale si contrappone a una dieta più ricca di vegetali, di cereali integrali e legumi e con un utilizzo contenuto di alimenti di origine animale, la Dieta Mediterranea. Quest’ultima si può considerare una dieta protettiva della salute. Infatti è molto ricca di micronutrienti e antiossidanti di origine vegetale, fibre, zuccheri a lento rilascio e acidi grassi insaturi.

Quanto soffriamo di Sindrome Metabolica?

Esistono diversi criteri diagnostici di questa patologia. Sono tanti e diversi tra loro proprio perché è un quadro clinico estremamente complesso. Le alterazioni che si sovrappongono e portano a poter fare una diagnosi riguardano principalmente:

  • Metabolismo degli zuccheri
  • Metabolismo dei lipidi (colesterolo e trigliceridi)
  • Pressione arteriosa
  • Dati antropometrici (BMI e circonferenza del punto vita)

Questo tipo di alterazioni il più delle volte è in una vera e propria rete di dipendenza reciproca. Quindi, ad esempio, nel momento in cui si altera il metabolismo degli zuccheri, è facile che ci saranno cambiamenti anche nei valori del colesterolo ematico. Indipendentemente dai criteri usati per la diagnosi, però, i dati epidemiologici sono preoccupanti. Infatti, la tendenza generale che si osserva è quella di un’incidenza in costante aumento, ultimamente anche tra i bambini. Attualmente si può già parlare di un’epidemia di Sindrome Metabolica. Infatti, dal momento che si stima che sia una patologia tre volte più comune del diabete, la prevalenza globale può essere ipotizzata a circa un quarto della popolazione adulta mondiale.

Quali sono i fattori di rischio?

fattori rischio sindrome metabolica

I fattori di rischio per la Sindrome Metabolica sono gli stessi che incidono sul sistema Cardiovascolare. Infatti, con la diagnosi è sottinteso anche un aumento di rischio di disturbi cardiovascolari, anche gravi, come ictus e infarto del miocardio.
Alcune caratteristiche, come la predisposizione genetica alla resistenza insulinica, non sono controllabili, ma lo stile di vita ha un impatto molto forte. Il fumo di sigaretta concorre a danneggiare il sistema cardiovascolare, mentre un’alimentazione sbilanciata promuove l’alterazione del metabolismo di lipidi e glucosio. Ultima, ma non per importanza, la poca o nulla attività fisica incide molto negativamente sulla salute cardiovascolare. Questo può portare all’alterazione del profilo lipidico e glucidico e all’insorgenza di patologie come il diabete di tipo 2 ed ipertensione. Ma come possono tutti questi fattori essere correlati tra loro?

Iperglicemia

Le cellule appartenenti ai tessuti periferici (muscolo, tessuto adiposo, etc.) possiedono specifici trasportatori che permettono l’assorbimento e l’utilizzo dello zucchero. Su queste strutture sono presenti i recettori per l’ormone insulina, che favorisce l’assorbimento di zucchero. Quando quest’ultimo però è in eccesso, le cellule non possono usarlo tutto. Per non assorbire l’eccesso, quindi rimuovono dalla loro superficie buona parte dei trasportatori. Il fenomeno che si osserva è è detto “insulino resistenza” perchè i tessuti periferici sono meno sensibili all’azione dell’insulina. Il risultato è che lo zucchero che non può essere usato rimane in circolo. Questo fenomeno è detto iperglicemia e, quando il valore di glucosio a digiuno supera la soglia dei 100-120 mg/dL, può essere fatta una diagnosi di diabete, in questo caso di tipo 2. Il diabete di tipo 1, infatti, dipende da un’alterata produzione di insulina direttamente dalle cellule beta del pancreas.

La Sindrome Metabolica è anche detta “Sindrome da Insulino -resistenza”, proprio per il suo stretto legame con il metabolismo degli zuccheri. Infatti, uno stile di vita sedentario e una dieta ricca di zuccheri semplici e grassi sono il perfetto abbinamento che porta alla sua alterazione. L’eccesso di glucosio nel sangue per tempi prolungati può portare anche all’alterazione di altre macromolecole biologiche. Questo fenomeno è detto “glicazione” e può essere misurato con le analisi cliniche di routine per verificarne la presenza e l’avanzamento.

Dislipidemie e Sindrome Metabolica

Tra i fattori di rischio della Sindrome Metabolica più importanti e modificabili ci sono le alterazioni del profilo lipidico. In particolare, i valori da tenere sotto controllo sono colesterolo (LDL ed HDL) e trigliceridi.
Il colesterolo è uno sterolo che il nostro organismo utilizza per

  • la biosintesi di ormoni;
  • produrre i sali biliari e migliorare la digestione dei lipidi;
  • per consolidare la struttura delle membrane cellulari.

Si tratta di una molecola che introduciamo con un’alimentazione che include prodotti animali, ma siamo anche in grado di sintetizzarlo.

Come funziona il trasporto del colesterolo?

Il trasporto del colesterolo nell’organismo avviene attraverso speciali strutture, le lipoproteine, che lo rendono solubile nel plasma sanguigno e si differenziano in:

  • Lipoproteine ad alta densità (HDL) – Ripuliscono i vasi sanguigni dai metaboliti di scarto cellulari, incluso il colesterolo e li portano verso il fegato, dove possono essere eliminati. Proprio per questo viene comunemente definito “colesterolo buono“.
  • Lipoproteine a bassa densità (VLDL ed LDL) – Si formano nel fegato dopo la digestione dei pasti e trasportano nutrienti e attivi verso la periferia. Le VLDL sono più ricche di trigliceridi, e dopo averli depositati ai tessuti periferici originano le LDL, che contengono principalmente colesterolo. Queste, in particolare le LDL, sono note come “colesterolo cattivo“.

Quando i valori di LDL sono troppo alti (>200mg/dL) aumenta la probabilità che il colesterolo si depositi direttamente nei vasi sanguigni. Questo può causare il loro restringimento, con effetti sulla pressione arteriosa, e reazioni infiammatorie. Con questo quadro clinico aumenta notevolmente il rischio cardiovascolare. Avere valori di HDL alti e di LDL bassi indica che tutto il colesterolo che viene depositato ai tessuti dalle LDL viene utilizzato e quello che non serve più viene eliminato correttamente. I valori di HDL possono essere modulati aumentando il livello di attività fisica. Quelli di LDL, invece, possono subire l’influenza di alcune caratteristiche genetiche, ma dipendono in buona parte dall’alimentazione.

Sovrappeso e Sindrome Metabolica

Intanto che negli ultimi trent’anni l’incidenza della Sindrome Metabolica è aumentata, così hanno fatto anche le nostre conoscenze in merito. In passato si riteneva che il tessuto adiposo fosse unicamente addetto al deposito dei lipidi alimentari in eccesso. Ad oggi però le scoperte più recenti suggeriscono che il tessuto adiposo è un vero e proprio organo metabolicamente attivo. Infatti ora sappiamo che esistono tre tipi di adipociti diversi:

  • Bianchi, che oltre a essere un deposito per i lipidi, producono più di una dozzina di ormoni metabolicamente attivi che influenzano appetito, sazietà e metabolismo energetico.
  • Bruni, che contengono più mitocondri e sono in grado di produrre calore attraverso la termogenesi.
  • Beige, scoperti di recente e che sono una tipologia particolare, capaci di evolvere in adipociti bianchi o bruni a seconda degli stimoli metabolici che ricevono.

Questo indica che la composizione del tessuto può modificarsi nel tempo in risposta agli stimoli che riceve. Oltre al ruolo degli adipociti, è stato anche scoperto che i macrofagi presenti nel tessuto adiposo sono fondamentali per la regolazione del metabolismo energetico e del livello di infiammazione dell’intero tessuto. La distribuzione e la tipologia di tessuto adiposo oggi è un vero e proprio indice di salute metabolica. In particolare, l’accumulo di grasso viscerale è più attivo metabolicamente e correlato all’aumentato rischio cardiovascolare e alla Sindrome Metabolica.

L’influenza del microbiota

Così come l’alimentazione e le abitudini quotidiane, sta emergendo l’importanza del ruolo del microbiota intestinale nella regolazione del metabolismo energetico. Le scoperte derivano da una combinazione efficace di studi in vivo e su uomo, che suggerisce la strada verso un nuovo approccio alla nutrizione, completamente personalizzato. Ci sono alcune caratteristiche del microbiota intestinale che fanno supporre che questo si comporti come un vero e proprio mediatore. Infatti l’insorgenza di obesità, infiammazione sistemica ed insulino-resistenza sono condizioni associate a una bassa biodiversità tra le specie presenti. Di per contro, un buon livello di diversità delle specie presenti nel microbiota è indice di salute ed è correlato a un corretto metabolismo energetico.

Gestione e prevenzione della Sindrome Metabolica

Per prevenire e gestire la sindrome metabolica, è fondamentale adottare uno stile di vita sano. Questo include:

Alimentazione equilibrata

Data la stretta correlazione di questa patologia con disordini del metabolismo, è fondamentale partire da una dieta equilibrata. Non bisogna escludere nessuna classe alimentare, salvo particolari sensibilità individuate dal medico o da un professionista. Buona norma generica è comunque preferire i cibi con il minor grado di trasformazione e il più naturali possibile. Il modello suggerito dalla Dieta Mediterranea è il più equilibrato, ma è sempre meglio consultare un professionista per trovare la soluzione più adatta alle proprie esigenze.

Esercizio fisico regolare

L’attività fisica regolare aiuta a migliorare la sensibilità insulinica, a controllare il peso corporeo e a promuovere la salute cardiovascolare. Ovviamente il livello deve essere compatibile con lo stile di vita. Meglio quindi un’attività fisica più leggera se questo permette di praticarla regolarmente.

Controllo del peso corporeo

Alimentazione equilibrata ed attività fisica regolare sono i pilastri fondanti di una buona salute. Un terzo fattore molto importante è il controllo del peso, ma soprattutto della composizione corporea. Infatti, l’aumento del rischio cardiovascolare è direttamente correlato alla percentuale di massa grassa, nello specifico di grasso viscerale. Si tratta, infatti, di un tipo di tessuto adiposo metabolicamente più attivo dei quello sottocutaneo.

Gestione dello stress

Lo stress cronico può influire negativamente sul metabolismo. Infatti, stress e sonno non regolare promuovono lo sviluppo di infiammazione cronica di basso grado e alterazioni metaboliche. Cercare strategie di gestione dello stress, come la pratica di tecniche di rilassamento o l’esercizio fisico, può essere utile per mantenere un equilibrio metabolico sano.

Prenditi cura del microbiota intestinale

Mantenere il microbiota intestinale in salute permette di avere un metabolismo energetico in salute. L’attività fisica e l’alimentazione sono fondamentali, anche per l’equilibrio del microbiota. In caso di disbiosi si può comunque ricorrere ad integratori prebiotici, postbiotici o eubiotici. Scopri le differenze in questo articolo!

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In conclusione

In conclusione, la sindrome metabolica è una condizione sempre più diffusa correlata all’alterazione del metabolismo glucidico, all’aumento della pressione arteriosa e all’eccesso di peso corporeo. Alcuni fattori di rischio controllabili riguardano da vicino come viviamo la nostra quotidianità. Ad esempio, uno stile di vita sedentario e una dieta sbilanciata sono tra le prime cose da correggere per ridurre l’impatto dei fattori di rischio sulla salute. In particolare questi ultimi includono l’iperglicemia, le dislipidemie, l’eccesso di grasso viscerale e l’alterazione del microbiota intestinale. Mantenere uno stile di vita sano, che comprende una dieta equilibrata, l’esercizio fisico regolare e un buon equilibrio del microbiota, è fondamentale per prevenire e gestire la sindrome metabolica.

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